Chiudiamo le scuole?

Questa volta vi raccontiamo una storia vera.
Personaggi: un'insegnante di scuola media che ha appena cambiato scuola; i suoi nuovi colleghi.
La prima propone ai colleghi di usare con gli studenti della 2°A i problemi presentati nella raccolta "La formica e il miele. 30 giochi per ragazze e ragazzi svegli ", problemi che negli anni scorsi sono stati sperimentati da 20.000 (ventimila!) ragazzini di scuola elementare senza traumi e senza tragedie.
I secondi le rispondono che … sono troppo difficili per i loro allievi e che "…si perderebbe tempo".

Bene. Uno potrebbe dedurne che andare a scuola fa male ai ragazzi e alle loro abilità e che, probabilmente, sarebbe meglio tenerli a casa (o dove si riesce a parcheggiarli).
O forse il fatto è che, come docenti, abbiamo immagini della matematica che stiamo insegnando così diverse da non permetterci neppure di condividere il significato da attribuire all'espressione "perdere tempo"? Noi, per esempio, non riusciamo ad immaginare come si possa "perdere tempo" risolvendo problemi, mettendosi alla prova e acquisendo consapevolezza di strumenti e tecniche spesso prima solo subite.
Forse ogni tanto dovremmo controllare se quello che stiamo insegnando continua ad essere "importante" dal punto di vista disciplinare e adeguato rispetto alle possibilità degli studenti, o se invece ci stiamo lasciando confondere dalle difficoltà contingenti e stiamo assolutizzando contenuti discutibili. Oppure se ci stiamo facendo travolgere dall'ansia di finire il programma, finire il libro, ecc., con l'unico risultato che l'abbiamo finito sulla carta, ma nulla ne è rimasto nella testa dei ragazzi.

Per quante ore ha fatto divisioni senza sosta la matricola diciannovenne che settimana scorsa non è riuscita a passare l'esame di matematica perché… non "si ricordava" come si fa 1:7? Lei dice per molte ore, e temiamo che sia vero …
Probabilmente non ha mai "perso tempo" usando le divisioni in qualche contesto non banale, ricco didatticamente, e, allo stesso tempo, … divertente!


Barbara Amorese e Ombretta Locatelli

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