Che cosa c'entra la matematica con la cultura?
Questo è il primo editoriale della nuova redazione e per cominciare ci sarebbe piaciuto
raccontare qualche bella novità; ma ci è stata posta una domanda interessante e vorremmo condividere con voi,
visitatori di Quaderno a quadretti, alcune riflessioni a tal proposito.
La domanda in questione è: "Che cosa c'entra la matematica con la cultura?". Dopo aver girato la questione ad alcuni
amici e conoscenti abbiamo smesso di stupirci della risposta: "Niente" e abbiamo incominciato a domandarci che cosa
pensano della matematica i nostri interlocutori: puro nozionismo? regolette per risolvere esercizi noiosi e impossibili,
viste a scuola e poi dimenticate? numeri, simboli e formule fini a se stesse, estranee alla quotidianità e alla realtà che ci circonda?
Forse sì.
Ma allora, se la matematica fosse questo, potremmo essere d'accordo: non è certo "cultura" ricordarsi semplicemente
le formule di prostaferesi a memoria…
"La culture, - a dit un moraliste oriental, - c'est ce qui rèste dans l'ésprit quand on a tout oublié." (La cultura -
ha detto un moralista orientale - è ciò che resta nello spirito quando tutto è stato dimenticato*)
A noi sembra invece che la matematica rientri in questa definizione di cultura,
che essa sia uno strumento per allenare la mente a ragionare, a sviluppare
la curiosità e l'apprendimento, a collegare diversi concetti e conoscenze
e infine a comprendere come molto di ciò che ci circonda sia intrinsecamente
legato ad essa. Certo, in generale, non si è abituati a considerare in questo
modo la matematica: noi stesse lo possiamo riscontrare spesso lavorando
con bambini, ragazzi e adulti. Ci si può imbattere nella lettura dell'Inferno
di Topolino, parodia della prima cantica dantesca in cui Topolino incontra
l'Aritmetica, una vecchia repellente "peggio della peste bubbonica". Così
come si può dover affrontare un bambino che, nell'età in cui ha appena incominciato
ad assaggiare la matematica scolastica, afferma con cocciutaggine e risolutezza
che di matematica "non ci capisce nulla". O ancora si può incontrare lo
stupore di uno studente delle scuole superiori che analizzando le simmetrie
con specchi e forme di plastica colorata afferma con sicurezza che "questa
cosa divertente non può essere matematica"! Se queste sono le idee e le
esperienze che ci accompagnano fin da piccoli non ci dovrebbe stupire il
modo in cui i media, e purtroppo molte persone con essi, "trattano" questa
materia.
Ci meraviglia un po' di più che la domanda da cui siamo partiti
sia stata rivolta dall'Assessorato alle Culture della Regione Lombardia.
Lo studio della matematica richiede di imparare un linguaggio e un alfabeto
"nuovi", richiede concentrazione e impegno costante: a volte è difficile.
Ma la si può apprezzare lo stesso con semplicità, la si può vedere in ciò
che ci circonda e perfino toccare con mano, è capace di incantare, divertire,
intrattenere proprio come un buon romanzo, un quadro o una composizione
musicale. Sono passati più di quattro secoli da quando Galileo affermò che
il libro della natura è scritto con un linguaggio matematico… pare che il
messaggio non sia ancora riuscito a diffondersi.
L'episodio che vi abbiamo raccontato, e che ci ha portato a queste riflessioni, alimenta ancora di
più le motivazioni e la passione che ci spinge in questo progetto!
Francesca, Daniela e Alessandra
* In: Edouard Herriot, Jadis - Avant la première guèrre mondiale, 1948